Il Ponte sul Ticino

Il superbo ponte di pietra ancora esistente sul Ticino venne realizzato tra il 1808 e il 1828 ad opera dell'ingegnere Stefano Ignazio Melchioni. La sua costruzione doveva costituire un'opera di prestigio per dell'Amministrazione del napoleonico Regno d'Italia e la sua realizzazione avrebbe dovuto segnare l'avanzamento del progresso e avrebbe dovuto reggere il confronto con le costruzioni francesi.

LE ARCATE DEL PONTE

I lavori vennero avviati nel 1809 con la parte più difficile ed onerosa: l'opera di fondazione. La mano d'opera impiegata era numerosa, 1.100 uomini, che tra i mesi di dicembre ed aprile, per sfruttare il periodo di secca invernale, dovettero arginare e prosciugare l'alveo e posare per ciascuna pila 325 pali di rovere lunghi quattro metri. Nel 1812 le pile erano ultimate fino allo spiccato delle arcate ma i lavori dovettero essere interrotti a causa delle difficoltà politiche di Napoleone; la sua caduta segnò la fine del cantiere poichè veniva a trovarsi sul ripristinato confine tra gli Stati Sardi ed il Lombardo-Veneto.

IL PARTICOLARE DI UNA PILA

Nel 1820 i due stati concordarono la ripresa dei lavori affiancando a Melchioni, ingegnere del Corpo di Acque e Strade Sarde, l'ingegnere Carlo Gianella del I.R. Corpo delle Pubbliche Costruzioni. L'ingegner Gianella non apportò nessun contributo significativo al progetto originale del Melchioni che prevedeva un ponte a profilo piano costituito da undici volte uguali ad arco ribassato, lungo 304 metri e largo 10. Il ponte, nel primo progetto, doveva avere un paramento in bianco d'Alzo, raccordato a riseghe ai cunei di fregio delle arcate; le volte erano previste in mattoni. Il Melchioni, cedendo probabilmente al Gianella che lo voleva più ricco, fece rivestire poi tutto il ponte in granito.

LA VOLTA AD ARCO RIBASSATO

I lavori terminarono nel 1828; negli anni seguenti, essendo il ponte valico di confine, vennero aggiunti quattro "casini di finanza" in stile neoclassico ma purtroppo uno andò distrutto durante la seconda guerra mondiale. Se il posto di finanza si trovava sul ponte, la dogana vera e propria era arretrata di qualche centinaio di metri nella frazione di San Martino. Questo edificio ospitò i prigionieri austriaci catturati durante la battaglia di Magenta. Su di esso, tuttora esistente, il Comune di Trecate pose nel centenario della battaglia una lapide per commemorare l'evento.

 

UNO DEI "CASINI DI FINANZA"

LA DOGANA DI SAN MARTINO

 

                                   

 

 

 

 

 LA LAPIDE COMMEMORATIVA

I testi e le foto presenti in queste pagine sono stati liberamente tratti da:

"Storia, artisti e documenti" Vol 5 - Trecate Edito dalla Provincia di Novara nel 1993

Gli autori dei vari testi da noi riportati sono:

PIER LUIGI LOCATELLI & MARIA GRAZIA CANESTRINI

                                             Fotografie a cura dello Staff di www.lapiazzaditrecate.it

 

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